Libreria del centro.
Io sono lì a presentare il mio secondo libro, tu non lo sai, stai soltanto cercando un testo tecnico che ti aiuti a finire il tuo complicatissimo nuovo racconto.
Forse riconosci la mia voce, o più probabilmente, incuriosito dal gruppetto di persone che mi circondano, ti avvicini. Io come al solito parlo e nella foga del discorso non mi accorgo che ormai sei accanto a me. Resti fermo, sorridi ed aspetti, sai che prima o poi le chiacchiere concederanno al mio sguardo di voltarmi e riconoscerti. Finalmente mi giro ed un’emozione grande spalanca verso di te un sorriso gioioso.
Paolino!!!
Ti abbraccio forte. Tu ridendo contraccambi. Poi sempre sorridendo ti scosti un po’, mi guardi e dici convinto che si, sono sempre io, non sono cambiata e questo taglio di capelli tutto sommato, mi sta proprio bene. Ti abbraccio ancora più forte, ringraziandoti.
Mi chiamano ma ho voglia di parlarti.
“ Mi aspetti?” ti chiedo “ Potremmo prenderci una cosa insieme e raccontarci questi anni”.
Guardi l’orologio e come al solito te la tiri un po’, poi alzi il muso verso l’alto, come fai sempre, e con aria un po’ sostenuta dici: “ Va bene, ti aspetto!”
Sono contenta, quest’incontro inaspettato mi fa veramente piacere e forse l’aspettavo da un po’.
Dopo una decina di minuti riesco a svincolarmi e ti raggiungo. Sotto braccio ci avviamo all’uscita.
Per la strada iniziamo a parlare, le domande si susseguono alle risposte che corrono veloci.
Finalmente troviamo un luogo dove sederci a bere una cosa e ci ritroviamo come qualche anno fa, uno davanti all’altra, a parlare fitto fitto, di noi, di questi anni in cui non ci siamo visti, dei nostri libri, degli amici comuni.
Mi sei mancato.
Come ho fatto a stare senza i nostri ingarbugliati discorsi, senza la schiettezza dei tuoi folli commenti?
Tu ridi spesso ai miei racconti ed io capisco che anche tu hai sentito la mia mancanza.
Ma perché non ci siamo più visti?
Non ti sembra vero che te lo chieda ed attacchi il solito sermone sulla mancanza di quotidianità e, soddisfatto, affermi che evidentemente avevi ragione tu quando sostenevi che l’amicizia ha bisogno di frequentazione.
Ma anche io non ho cambiato idea e non mollo, al contrario. ti guardo con aria di sfida dritto negli occhi e ti dico che il non vedersi non ha cambiato di una virgola il mio affetto per te e che parlarti è sempre un gran piacere. Tu sei contento, forse non te l’aspettavi o forse non ti aspettavi tutto questo entusiasmo, questa intatta voglia di ritrovarsi. Ma io sono io, te l’ho sempre detto e le infinite ore passate a parlare con te non sono sfumate nel nulla. Tu sei scettico, esattamente come mi aspettavo, e mi dici che sarà comunque difficile ristabilire il legame di qualche anno fa.
“ Ah si, credi?”
“ Si, penso di si.” Mi rispondi asciutto.
“ Bene, guarda l’orologio, ti sei accorto quante ore sono che stiamo qui a filosofeggiare?
“ Cazzo! Le due!”
E già Paolino, sono proprio le due di notte e tu non te ne sei neanche reso conto. A questo punto chi di noi due aveva ragione?